Back Camera“Dai ti prego, solo un minutino” …. “Ma lei ci ha giocato prima!!! Adesso tocca a me”, ” Ti prometto che un giochino solo poi basta”, “Aspetta un momento, finisco questa partita e poi smetto” “Mammina ti prego, mi fai giocare con il cellulare? Mi sto annoiando!”

E infine … “Posso scaricare un giochino, tanto è gratis” Ecco furono queste le ultime parole prima della bufera che si abbatté sulla nostra famiglia e che aveva per protagonista la furia di mio marito: una serie di fatture per l’ammontare finale di 127 Euro in giochini, “che se gli davo fuoco a quei soldi stavo meglio!!” aveva sbottato lui, ed in effetti …

“Mi dai il cellulare” come diritto acquisito

Come ho potuto essere tanto stupida? Ho potuto, ho potuto, e devo anche ammettere che ‘sta storia del telefonino (o del I-pad che poi è uguale nelle mani dei figli) a casa nostra era degenerata fino al punto che per i bambini era diventato una sorta di loro diritto quello di smanettare sul mio telefonino facendo giochini e, avendo 4 bambini, era sempre il turno di qualcuno per giocare, pena una serie di capricci, ovviamente spesso pubblici, che mi portavano alla ben più facile soluzione, “tieni” salvo poi rientrare nel giro di schiaffi dell’ “Ora tocca un pochino a me!! Perché a lui gliel’hai dato e a me no?, Non è giusto!!”

NON è GIUSTO!! Sembra che sia questa la frase più gettonata nella mia famiglia in questo momento, una serie di insopportabili ingiustizie che 4 pesti sentono continuamente di subire ad opera dei loro carcerieri (noi).

E non è che io abbia deciso di lasciarli giocare con il mio smarthphone, io non ho deciso niente, ci siamo arrivati per lenta degenerazione degli eventi, magari una volta l’ho proposto io: “Guarda che carino questo giochino, vuoi provare?” Poi ha fatto comodo prestarlo durante una fila dal dottore, poi erano annoiati perché me li ero trascinati in un ufficio pubblico, poi ancora il viaggio in macchina era troppo lungo e alla fine la frase: “Mi fai giocare con il tuo cellulare?” a casa nostra era diventata un mantra da ripetere il più spesso possibile.

Children using smartphonesQuando si è autorizzata una cattiva abitudine e si è attivata una routine, è difficile tornare indietro, perché i bambini non lo accettano; e perché dovrebbero? Molti dei giochini sugli smathphone sono una figata e io stessa mi sono dilettata in partitone di Minecraft in cui ho costruito e dato fuoco a interi possedimenti (adesso che il parco giochi del cellulare è stato raso al suolo, un po’ mi mancano certi deliziosi giochini con gli zombie).

Ma come siamo arrivati a spendere tanti soldi in giochini del cavolo?

Non erano gratis?

Beh, non è esattamente così. Innanzitutto c’è da sapere che quando scarichi un giochino, anche gratis, I-tunes ti chiede la password, bene questo si sapeva, ma poi la “porta” che abbiamo aperto sulla nostra carta di credito, non si richiude subito, no, no,  rimane aperta (20 minuti mi dicono) e in quel tempo, se  il gioco propone di prendere bonus, monete, superare schemi impossibili, aggiungere altre componenti, tutti questi aggiornamenti NON sono gratis. Se a questo aggiungiamo che i figli maggiori, perché tanto io mi fido, sapevano la password … Disastro.

In ogni caso, per avere un po’ più di info, andatevi a leggere questo articolo: https://blog.kaspersky.it/i-giochi-gratuiti-non-lo-sono-poi-cosi-tanto/

Bene, a casa nostra ci è voluta la spesa di 127 e ripeto “cento-venti-sette-euro” per darci un taglio senza risparmiare niente dello psicodramma famigliare: pianti, punizioni, urli (tutto mio marito, io ero in fila a prendermi il cazziatone come gli altri) …

Disintossicarsi si può: rehab da cellulare 😉

Il taglio è stato netto e senza ritorno, i giochini sono finiti nel cestino virtuale e a casa nostra, per ora, anche solo la parola giochino è stata bandita: il sentirla evoca scenari orrorifici con genitore n.2  furioso, meglio non rischiare. E come in tutte le cose, spezzato il circolo viziose del “mi chiedi/ti do/non te lo do/ capriccio/quindi te lo do e via e via” adesso si sono abituati a questa nuova situazione e, semplicemente, non chiedono (tanto non glielo darei) e il tempo passato spiaccicati sul telefonino con la bava alla bocca lo impiegano in altro, che potrebbe essere anche l’annoiarsi e il pazientare, quando è necessario … Sono anche queste cose da imparare, no?