“Siete genitori di un bambino problematico? Certificato con qualche patologia? Che sta vivendo un momento difficile … Prendetegli un animale domestico!!” …

Le implicazioni di una scelta fatta senza riflettere, senza prendere in considerazione diversi fattori, senza che ci sia stato un percorso portano in sé variabili che possono rivelarsi disastrose, rendendoci fautori di situazioni pericolose per i bambini  e dolorose per gli animali loro malgrado coinvolti.

Di fronte alla faciloneria con cui si consiglia di “prendere un animaletto” ad un bambino che ha difficoltà o è affetto da patologia, ci chiarisce le idee la dottoressa Giovanna Carlini

Non è raro che si senta dire, anche dai pediatri, di prendere un animale domestico per alleviare le patologie del bambino. Questo è sbagliatissimo: l’animale non è un oggetto (tra l’altro la legge per la quale l’animale è una “cosa” sta cambiando e ci sono già state diverse sentenze che considerano l’animale un essere senziente che ha il diritto alla non sofferenza) e cedere alla tentazione di prendere un animale domestico nella speranza di un eventuale beneficio che dovrebbe realizzarsi da solo, è illusorio.

Non è l’animale che allevia le patologie del bambino, ma la relazione affettiva il bambino instaura con quello stesso

Un animale che entra all’interno del nucleo familiare deve vivere in una condizione di benessere, solo in questo caso sarà in grado di instaurare una relazione con ricadute positive e significative con i componenti della famiglia e in particolare con il bambino. L’animale che entra in famiglia oltre a godere di un ambiente a lui consono ed essere gestito in maniera adatta in relazione al suo schema comportamentale, deve anche essere accolto nella consapevolezza che la sua presenza richiederà cura, spese, tempo da dedicargli perché viva in benessere.

L’esempio più classico avviene con il cane, animale spesso preso con leggerezza, ma che in realtà richiede una gestione non indifferente in termini di impegno e spese. Una famiglia che sceglie di prendere un cane considerandolo uno strumento per far stare bene per il bambino, alla stregua di una medicina, oltre a non ottenere nessun beneficio sperato, creerà sofferenza all’animale e diseducazione nel bambino.

L’animale, quando in famiglia c’è una patologia, non va preso

La severità di questa affermazione non deve essere percepita come brutale o priva di sensibilità, tutt’altro, parte dal desiderio di rendere consapevoli le famiglie evitando a loro e ai loro potenziali animali sofferenze originate da una disinformazione di base. Se quindi il pediatra o un’altra figura di riferimento per la famiglia ritiene che una relazione con un animale possa essere terapeutica ed efficace per quella determinata patologia, esistono percorsi terapeutici al di fuori dal nucleo famigliare in cui il bambino ha la possibilità di relazionarsi all’animale in un contesto seguito e gestito da personale qualificato.

Solo in un secondo momento, al termine del un percorso durante il quale si è verificato se la relazione con l’animale è effettivamente efficace per quella patologia, allora si può pensare di adottare un animale, ma questa è l’ultima tappa di un cammino consapevole.

I passi da fare con un bambino affetto da patologia che esprima il desiderio di avere un animale

1- Capire prima di tutto quale tipo di patologia si tratta e se il bambino è interessato agli animali. Non in tutte le patologie il contatto con gli animali è di aiuto e, sopra ogni cosa, non ad ogni essere umano piace avere a che fare con gli animali. A maggior ragione, nel bambino problematico o affetto da patologia, occorre verificare se gli animali per lui sono fonte di interesse, di curiosità e piacere. Il primo passo, quindi, è quello di portare il bambino in ambienti dove ci sono animali (il parco, una fattoria, amici che già hanno animali domestici).

2- Accertato il fatto che il bambino sia attratto dagli animali, a questo punto occorre individuare quale animale, in particolare, interessa al bambino e, allo stesso tempo, potrebbe essere efficace per costruire una relazione. Questo compito va affidato ad uno psicologo esperto negli interventi assistiti con gli animali che guidi il bambino nella scelta dell’animale individuando le sue preferenze. Per fare ciò, è necessario il tutto avvenga in un luogo dove ci sono più specie animali.

3- Verificato l’interesse del bambino per gli animali e individuato l’animale che fa per lui, a quel punto si può intraprendere un cammino strutturato. Questo percorso deve avvenire necessariamente in un centro specializzato durante sedute in cui è presente (come è previsto della legge) il bambino affiancato da altre figure: gli operatori specializzati negli interventi assistiti per animali (psicologo o l’educatore) insieme a un coadiutore dell’animale che ne tuteli il suo benessere.

Età del bambino, patologia del bambino o sue specifiche problematicità sono gli elementi con cui si intraprende un percorso educativo o uno terapeutico durante il quale sono spesso previsti test e monitoraggi che danno valutazioni scientifiche dei risultati raggiunti.

Per domande e informazioni, potete contattare la dottoressa Giovanna Carlini

Te: 338 1241514 / [email protected]

Accademia Cinofila Fiorentina

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