Ritrovare se stesse è possibile, I giorni dell’abbandono di Elena Ferrante

consigli di lettura di Anna Crisci

ferranteCapita a volte che gli amori finiscano e quasi mai avviene all’unisono.

Ci sono coppie che scelgono con ostinazione la comodità e l’abitudine di rimanere insieme, piuttosto che affrontare l’ignoto, e coppie che si sfaldano, di dividono con scelte coraggiose, quanto dolorose.

Che si tratti di coppie senza figli, nel qual caso è sicuramente più semplice voltare pagina, o di coppie che invece i figli ce li hanno e alle quali non viene mai permesso un distacco completo, senza ombra di dubbio il dolore della separazione è lo stesso.

Se capita che sia l’uomo ad andarsene, non accade mai che lo faccia con le sue sole forze, dietro di lui si nasconde quasi sempre l’ombra di un’altra donna. Una donna che lo ringiovanisce, lo trasforma e molto spesso è anche molto più giovane.

Accade così che la moglie, non solo si ritrova a subire un tradimento con conseguente abbandono, ma si carica anche di tutte le responsabilità della famiglia appena andata a gambe all’aria: figli, doveri, vita pratica.

Mentre il marito ringiovanito vaga per la città con la nuova donna della sua vita, ovviamente perfetta, serena e senza carichi di responsabilità, la moglie, ormai ex, deve portare avanti la vita di sempre, con il sorriso sulle labbra per non infierire sui figli, e ritagliandosi poche ore di solitudine per piangere e disperarsi, tralasciando forse di tenere a se stessa.

Dopo ogni separazione c’è un periodo di tempo fisiologico per elaborare il “lutto”, accettare, toccare il fondo e tornare finalmente a galla.

Una donna deve riuscire a fare tutto questo pensando contemporaneamente a badare ai figli, portarli a scuola e riprenderli, riuscire a seguirli con la diligenza della buona madre di famiglia, occuparsi del pranzo e della cena e assicurandosi nei tempi morti che la casa non le crolli con il tetto sulla testa.

A tutto questo deve aggiungere:

–       la pazienza nell’attesa di un aiuto economico da parte del padre dei suoi figli;

–       e l’intelligenza che si pretende da lei, nell’accettare abbastanza velocemente e con grande stile, di essere stata scaricata, dopo anni di dedizione, per la prima gatta morta che passava sotto casa. Gatta morta che oltre tutto si occuperà dei suoi figli, quando questi andranno dal padre.

In quel più o meno lungo periodo in cui la “moglie” cerca di riappropriarsi della sua vita come “donna”, oltre a porsi domande su come sia potuto succedere che fra una gravidanza e l’altra il dolce marito si sia guardato in giro, capisce anche quanto sia stato deleterio per lei rinunciare, in alcuni casi, ad una indipendenza economica, un impegno lavorativo, una vita sociale solo sua, scegliendo di fare di quell’uomo il perno della sua vita. Un perno che, una volta venuto a mancare, manda in frantumi tutto l’ingranaggio.

Di tutto questo parla “I giorni dell’abbandono”, pubblicato nel 2002 e scritto dalla misteriosa autrice la cui vera identità si cela dietro lo pseudonimo di Elena Ferrante.

La storia racconta di Olga, moglie quarantenne e madre attenta che apprende d’improvviso della crisi esistenziale con annessa amante, del marito Mario. Trascorre un periodo lungo, doloroso e difficile, una discesa verso il fondo suo malgrado, mentre rimangono sulle sue spalle due figli, un cane, e tanta solitudine.

Le amicizie in comune con il marito scelgono di schierarsi a favore di lui e lei, senza lavoro e amicizie sue, si trova riflessa in uno specchio, persa in un vortice di domande senza risposta.

La scrittura della Ferrante è tagliente e precisa. Un linguaggio a tratti volgare, come volgare appare agli occhi di una moglie il rapporto tra il marito e la sua amante.

Non rimane difficile entrare in sintonia con la protagonista che vorremmo abbracciare e cullare, rassicurandola che tutto passerà, mentre l’ascoltiamo nei suoi sfoghi:

“… tutto il tempo della mia vita si era preso, e solo per disfarsene con la leggerezza di un capriccio… non s’é portato via il mondo, s’è portato via solo sé stesso…”

La Ferrante ci trasmette un messaggio, valido per tutte le donne, che siano mogli, amanti, figlie.

In ogni pagina del libro c’è tutta la forza che l’autrice chiede a noi donne di tirare fuori

“… non farti rompere come un soprammobile, non sei un ninnolo, nessuna donna è un ninnolo…”

io non mi separoChiudo semplicemente aggiungendo che ai figli qualcosa si deve pur spiegare e fra le letture per ragazzi non mancano i suggerimenti. Ho trovato sereno e accogliente un libro adatto ai più piccoli e classificato adatto fino ai quattro anni: “Io non mi separo” di Beatrice Masini e Monica Zani.

Il libro (adatto, orientativamente, alla fascia 3-8) è efficace per comunicare contenuti “pesanti” ai bambini, ed è possibile scrivere libri che parlano di temi difficili con parole semplici e adeguate ai lettori più piccoli.

Da leggere insieme, un po’ per volta, come se le sue pagine fossero pillole per curare le ferite.

annaAbout Anna Crisci

Anna Crisci ama scrivere da sempre.
Presidente dell’Associazione “Compagnia Teatrale I Fiori d’Acciaio” dal 2009, è anche autrice di testi teatrali.
Il suo sogno aprire una libreria e naturalmente pubblicare un suo libro, nel frattempo leggere è il suo passatempo preferito.

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