Neuropsicomotricità e Logopedia benefici di due terapie combinate

Vi è mai capitato di osservare vostro figlio e di notare alcune particolarità? Altri bambini, della stessa età, riescono a fare cose che al vostro risultano “super-difficili”?  In questo articolo la Dott.ssa Valentina Tammaro, Logopedista, e la Dott.ssa Martina Bartolini, Neuropsicomotricista, che lavorano in un’equipé multidisciplinare presso l’Associazione Co – Cò Spazio Co-stanza, illustreranno alcune indicazioni pratiche che rispondono alle domande più frequenti poste dai genitori.

Perché non si veste da solo? Oppure, si veste tutto al contrario? Quando ci prova mette prima la maglietta e poi la canottiera?

Perché non sa mangiare da solo? Oppure impugna male le posate?

Vostro figlio si muove come una “molla” e non sta mai fermo? Passa da un gioco all’altro?

Perché parla male o non comprende ciò che gli viene detto?

Perché respira sempre con la bocca aperta? Perché non si sa soffiare il naso?

Bambini con reali problemi? O bambini ipostimolati da genitori che li vorrebbero sempre piccoli?

Questo è il primo nodo da sciogliere nella valutazione dei problemi di bambini che si presentano al logopedista e al neuropsicomotricista.

Normalmente i genitori lavorano per favorire l’autonomia personale dei propri figli, come farli vestire da soli, ma non sempre accade.

Se questo risulta un compito “super-difficile”, come viene riferito dai bambini stessi, potrebbe derivare semplicemente da una mancanza di esperienza dovuta a ipostimolazione ambientale (in poche parole, non mettere il bambino in condizione di provare a fare da solo): porre gli indumenti in ripiani e contenitori di difficile accesso per il bambino; vestire di fretta il piccolo rinunciando alla possibilità di provare “a fare da solo”, ma potrebbe essere un indizio di un disagio evolutivo, come ad esempio la disprassia.

Lo stesso vale nel campo dell’alimentazione

Per un bambino che NON riesce a mangiare da solo le motivazioni possono essere molteplici. Ci può essere un problema neuropsicomotorio, a causa di una difficoltà di coordinazione motoria, oppure logopedico, dovuto ad uno sforzo deglutitorio. A tale proposito, sarebbe interessante approfondire quali cibi non riesce a mangiare (yogurt, carne, minestrina, ecc …). Mangiare in autonomia è un compito che richiede molteplici abilità che devono essere allenate quotidianamente. Quindi un comportamento errato da parte dei genitori che preferiscono imboccare il bambino, magari per comodità, alimentarlo con il biberon dopo i tre anni, può essere molto dannoso.

Lo sapevate che esercitare una pressione corretta delle posate è fondamentale come prerequisito per impugnare lo strumento grafico destinato alla scrittura?

Imboccare il bambino e privarlo dell’esperienza di usare le posate (così almeno non si sporca troppo la cucina 🙁  ) è una  privazione di un’esperienza che può avere ricadute importanti nel suo sviluppo.

Distinguere tra ipostimolazione ambientale o difficoltà specifica del bambino sia nel campo del linguaggio che nel campo del movimento è, quindi, il primo passo attraverso il quale neuropsicomotricista e logopedista si muovono.

Un intervento tempestivo che permette di prevenire e intervenire su futuri problemi

Le figure del logopedista e del neuropsicomotricista talvolta sono interpellate dalle famiglie quando le difficoltà del bambino hanno un grande impatto sulla sua vita quotidiana, relazionale e affettiva. Si pensa spesso, erroneamente, di aspettare, aspettare … l’inizio della prima elementare.

In realtà, è nell’età compresa fra i 4 e 5 anni che si gioca il tutto e prevenzione ed intervento precoce dovrebbero essere una priorità per le famiglie che sospettano l’esistenza di un problema.

Questo vale sia per l’aspetto fonologico sia per l’aspetto della motricità: tanti bambini che hanno difficoltà linguistiche mostrano anche goffaggine motoria e l’intervento integrato a questa età ha dimostrato che può favorire l’evoluzione di quel bambino e la risoluzione delle problematiche specifiche, laddove si tratti di una condizione di immaturità o di ipostimolazione. Previa diagnosi medica, in relazione alla patologia, alla sua gravità e al lavoro che la famiglia svolge a casa, si delineano i tempi d’intervento che possono variare da 6 mesi-1anno o più.

Questo intervento include tutti i bambini che hanno difficoltà nella sfera della comunicazione o del movimento.

Diciamo piuttosto che si possono effettuare interventi di prevenzione efficaci che evitano il manifestarsi di problematiche o intervengono portando beneficio anche in funzione di una futura diagnosi.

Perché logopedia e neuropsicomotricità come strategie di intervento precoce

L’intervento Logopedico e Neuropsicomotorio hanno lo scopo di offrire un percorso specifico e mirato alle esigenze di ogni bambino, attraverso una presa in carico globale che tenga conto del ruolo primario che ricoprono la scuola e la famiglia.

Non solo quindi prevenzione, ma anche intervento precoce, ed è fondamentale, accanto all’anamnesi del bambino, anche l’osservazione della famiglia e dell’ambiente scolastico.

Per i genitori individuare se nel proprio figlio c’è un problema o un semplice ritardo nella crescita che poi si andrà a sistemare da solo, una prima consulenza gratuita, può aiutare a dissipare dubbi o attivare strategie per risolvere.

Quali sono i campanelli di allarme che intorno ai 3- 5 anni dovrebbero farci sospettare ci sia qualcosa che non va?

Dal punto di vista logopedico:

Occorre osservare quanto una difficoltà o un piccolo difetto del bambino (come la difficoltà a pronunciare la “r”) impatta sulla vita del bambino creandogli problemi e infelicità. In questo i genitori devono fare uno sforzo ad essere obiettivi. Un bambino che a 3 anni dice LANA  invece di RANA rientra nella normale evoluzione linguistica. Se tale dislalia permane a 5 anni, 5 anni e mezzo, è importante intervenire.

Se invece a 3 anni il bambino ha un linguaggio incomprensibile, è un bambino chiuso, non parla volentieri con nessuno, non gioca con nessuno se non con i pochi eletti che conoscono il suo vocabolario, allora in quel caso il genitore deve attivarsi e chiedere una consulenza logopedica.

In casi di bambini con piccoli difetti di pronuncia, dice CATOLA invece di SCATOLA in tempi brevissimi (si parla di tre mesi, ma anche di  5 – 6 sedute)  il problema può essere risolto con un lavoro costante a casa, da parte della famiglia.

Una valutazione mirata, con test appositi, standardizzati, divisi per fasce d’età, è fondamentale per conoscere il bambino e la difficoltà che lo interessa.

Successivamente è possibile identificare un profilo comunicativo-linguistico, stilare un bilancio logopedico che preveda attività personalizzate alle quali partecipano anche i genitori per ripeterle a casa.  Questi esercizi mirati sono necessari e costituiscono la struttura del percorso.

Dal punto di vista della neuropsicomotricità:

Occorre osservare le autonomie raggiunte dal bambino considerando come campanelli d’allarme, per esempio, un cammino che avviene in ritardo: c’è un range, dai 12 mesi ai 18 mesi, in cui devono avvenire i primi passi, se un bambino a 24 mesi ancora non cammina, si muove in maniera eccessivamente goffa, non riesce a prendere in mano gli oggetti, cade spesso, inciampa, quando si muove è un po’ goffo, non si sa organizzare, se deve fare un’azione sembra che la inizi ma poi non la porta a conclusione o fatica ad iniziarla, ebbene, occorre intervenire con un controllo.

Anche la sfera comunicativo relazionale è un importante campanello di allarme per la neuropsicomotricità: pensiamo ad un bambino che sembra non ascoltarti, se lo chiami per nome  non si gira, ha uno sguardo sfuggevole ( non ti guarda negli occhi) o mostra comportamenti ripetitivi che per i genitori spesso non hanno un senso e che per un bambino appartenente allo spettro autistico sono comuni e non compresi da chi li osserva.

Il gioco stesso può essere un utile strumento per capire se può esserci qualcosa che non va: normalmente i bambini presentano una variabilità ed una buona capacità di organizzare il gioco. Laddove invece il genitore o le figure che accudiscono il bambino, si rendono conto che l’attività di gioco risulta povera e poco strutturata ( fa sempre gli stessi giochi o sembra non giocare con gli oggetti) è bene rivolgersi ad un esperto per ulteriori approfondimenti.

Non rimanete con il dubbio, prevenite, una prima consulenza con i genitori è gratuita!

Logopedia e neuropsicomotricità sono legate a doppio filo perché spesso bambini che hanno disturbi sul versante del linguaggio hanno anche problemi nella sfera neuropsicomotoria; se avete preoccupazioni in merito, consultate l’equipe presso lo spazio Co-Stanza. Martina e Valentina mettono al centro dell’intervento riabilitativo la famiglia, per questo lavorano insieme presso Spazio Co-stanza perché ritengono che, un’equipe multidisciplinare, possa essere una risposta integrata e più efficiente per il benessere del bambino e della sua famiglia.

Le esperte

Martina Bartolini è una Neuropsicomotricista, si occupa della valutazione e del trattamento dei bambini con disturbi della coordinazione motoria ( disprassia, maldestrezze e impaccio motorio), sindromi genetiche, disturbi dello sviluppo (ritardo psicomotorio, disturbo d’attenzione e iperattività), disturbi pervasivi dello sviluppo (spettro autistico), disturbi della regolazione ed emotivo -comportamentali, patologie neuromotorie, e nei deficit sensoriali (IPOACUSICI E IPOVEDENTI).

Valentina Tammaro è una Logopedista, la sua attività specialistica consiste nel valutare, effettuare il trattamento riabilitativo (personalizzato, individuale o di gruppo) e la prevenzione dei disturbi della comunicazione (ipoacusie trasmissive e neurosensoriali, balbuzie), dei disturbi delle voce (disfonie infantili), dei disturbi del linguaggio orale e scritto (DSL, dislalie, disprassia verbale, disturbo fonologico, ritardo di linguaggio, BES, DSA), degli squilibri della muscolatura oro-facciale (SMOF, deglutizione deviata, rieducazione tubarica).

Per informazioni

Spazio Co-Stanza

Telefono: 055 2741095

E-mail: [email protected]

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