museoMi fa sorridere ogni tanto il sensazionalismo con cui si annunciano gli scivoloni culturali verso il basso del nostro mondo contemporaneo. “Gli italiani leggono pochissimo”, “I teatri sono vuoti”, “record di presenze al cinema, ma solo per il nuovo cine- panettone natalizio” “la domenica la gente preferisce il centro commerciale al museo”. Invece di rimpiangere, se ognuno cominciasse a familiarizzare i propri bambini alla cultura …?

Familiarizzare i bambini alle arti serve anche sono piccolissimi, perché la parola chiave è, appunto, familiarizzare, niente di più.

A teatro non ci va più nessuno

Non che siano false le notizie, ma non è che improvvisamente uno a 25 anni si sveglia e pensa: ” guarda un po’, invece che andare al centro commerciale anche questa domenica come faccio da quando ho 3 anni e mi ci portavano i miei, voglio proprio visitare un bel museo”. “Questo Natale niente fratelli Vanzina per me, sceglierò uno degli spettacoli proposti dalla Pergola”. Ok, potrebbe anche succedere di ritrovarsi fulminati dal dardo della cultura improvvisamente, ma più probabilmente certe cose non si fanno perché non si è stati educati a farle. E non parlo solo di livello culturale, ma anche di abitudini a fare qualcosa che dunque è considerato naturale fare, facile da organizzare, semplice da programmare. Significa sapere dove cercare e dove prendere informazioni, a chi telefonare dove andare fisicamente.

Molte persone si lasciano spaventare da quello che non conoscono e non ci provano nemmeno, preferiscono continuare a fare quello che conoscono bene e non riserva brutte sorprese (dove prenoto?/ come faccio a sapere se è adatto a me? Che tipo di ambiente troverò?). Si impara a familiarizzare con i posti, le attività e anche le arti, fin da bambini.

La settimana scorsa ero a teatro con tutta la famiglia a vedere uno spettacolo che indicativamente era adatto ad un pubblico di bambini delle scuole primarie, dai 6 anni in sù. Lo spettacolo si chiamava Le Gran Buglion, ricettacolo di spettacolo (con e di Caterina Bencini e Luana Ranallo)L'inizio dello spettacolo Gran Buglion ed era evidentissimo quali erano i bambini (10/11 anni) che non erano mai stati portati a teatro e che dunque non avevano la minima familiarità con l’ambiente e le sue regole di comportamento (se al cinema, a volume massimo, due parole le puoi dire a bassa voce, a teatro l’effetto è fastidiosissimo perché il commento disturba la fila davanti e la fila dietro; se al cinema il rumore del pacchetto di patatine non si sente, a teatro è inaccettabile; se non si è avvezzi ai tempi e al procedere delle storie teatrali, si comincia ad essere insofferenti dopo 20 minuti, ci si distrae e si rompono le palle al prossimo) mentre altri piccolissimi, magari già portati a teatro a vedere i burattini o altro, erano a loro agio e riuscivano a tenere l’attenzione.

Lo stesso per i musei o le mostre permanenti che vengono organizzare in città. Sento spesso dire: “Sai, io non ce li porto i bambini perché sono troppo piccoli e si annoiano”.

Non è noia, è mancanza di abitudine

Si annoiano. Un momento, si annoiano se pensi di visitare la mostra per 2 ore fermandoti su ogni opera d’arte per 20 minuti. Se la visiti organizzando il tutto a misura di bambino, non solo ci saranno meno possibilità di annoiarsi, ma i bambini impareranno anche a muoversi e a rispettare i musei e le esposizioni temporanee, risparmiando quelle pietose scene di insofferenza quando li vedi a 13 anni per la prima volta con la scuola visitare un museo.

A Firenze ci sono un sacco di cose da fare con i bambini e non tutte sono a pagamento foto 1(altra scusa spesso usata a scudo, al cinema a vedere il 3D a 8 Euro sì, pagare lo stesso per il teatro è troppo). La domenica del Fiorentino è una di queste, è gratuita e ci sono una sacco di attività, laboratori e visite godibilissime sia per i genitori che per i bambini. Qui il programma per il 2014.

Quindi familiarizzare i bambini alle arti serve anche se sono piccolissimi, forse da adulti penseranno che il balletto è di una noia mortale (mi dispiace non mi piace), o che l’opera sia non affrontabile (mi dispiace, ma l’opera proprio non ce la faccio), ma se mi capitasse di andare, saprei come comportarmi e vorrei che questa abilità e naturalezza fosse parte del corredo dei miei bambini.

Spingere perché ciò che è definito “attività culturale” non sia sinonimo di “che palle” è una delle ragioni per cui è nato questo blog. Per ricordare agli altri, e a me, di non impigrirmi di fronte alla tele aspettando che la vita passi.