bigstock_Schoolchildren_Outside_6034678_13grazie a Maddalena Bavazzano

In questo momento, pur essendo più o meno serena pensando alla scuola frequentata dai miei bambini,  ho un momento di perplessità nei confronti di alcuni atteggiamenti messi in atto nella scuola primaria (come già anticipato sul mio articolo su come viene affrontato lo studio dell’inglese alla scuola elementare) e il racconto della mia amica Maddalena Bavazzano mi ha dato occasione per pensare.

Ma partiamo dalla storia di Maddalena, che risale a qualche mese fa, ma che riporto ora:
“Questa mattina ho chiesto a Camilla (prima elementare) se in questi giorni di pioggia e freddo stanno comunque andando in giardino durante la ricreazione (giusto per sapere che scarpe metterle!!).
Dalla risposta fornita ho subito capito che la mia domanda era stata posta male e che avrei dovuto fare un discreto passo indietro.
La questione non stava infatti tra fare ricreazione fuori o in classe, ma tra fare o non fare la ricreazione:
“Se non siamo birboni la facciamo in classe”
“E che fate, invece, se fate i birboni?”
“Stiamo a sedere, senza fare niente”
Non è mia intenzione sminuire o screditare di fronte a Camilla la sua insegnante, ma su questo aspetto credo fondamentale che lei sappia come mamma e babbo la pensino, allora le dico (come avrò modo di dire direttamente alla maestra al colloquio di settimana prossima) che non esistono bambini birboni e bambini non birboni e che non va bene negare un momento fondamentale del tempo scuola, così come non va bene che come “punizione” si salti l’ora di ginnastica, evidentemente ritenuta un premio e non una materia di scuola!
La mia coscienza di mamma per un po’ è così andata a posto!
Sfogliando le mail, poco dopo, inciampo in uno scritto illuminante di Daniele Novara, che, guarda caso, descrive e commenta una situazione analoga a quella appena raccontata da mia figlia. Invito tutti quanti a leggerlo (www.cppp.it/il_diritto_dei_bambini_di_essere_vivaci.html), perché, in modo illuminante, ci aiuta a riflettere come genitori e come ex bambini!!
Novara, pedagogista, è fondatore del Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti. Ho avuto modo di conoscere lui e il suo istituto di persona, frequentando anche un paio dei laboratori sulla gestione dei conflitti…io personalmente lo stimo molto e ogni volta vengo colpita da ciò che dice!”
castigoSaltare la ginnastica come punizione per essere stati birboni. A parte che ci si comporta da birboni, semmai, e non si è birboni, (quindi bocca spalancata di fronte alla mancanza di criterio dell’affermazione), ma poi la ginnastica non ha dignità di materia?
La ricreazione è fondamentale per i bambini, chi legge in inglese può fare riferimento a questo testo http://well.blogs.nytimes.com/2009/01/28/school-recess-improves-behavior/?_php=true&_type=blogs&_r=0
Che in buona sostanza riporta una ricerca (condotta nel 2002 dai ricercatori dell’ Albert Einstein College of Medicine) che ha dimostrato che dare ai bambini del tempo per fare la ricrezione è di aiuto a  risolvere i problemi di comportamento in classe .
I  bambini studiati, che hanno ricevuto almeno 15 minuti di pausa ogni giorno, hanno ottenuto risultati scolastici e comportamenti migliori rispetto a quelli a cui era stata negata la ricreazione.  Secondo la Dr. M. Romina Barros, professore di pediatria presso l’ Albert Einstein College,  è un ” grosso errore ” da parte  degli insegnanti  punire un bambino per un cattivo comportamento negando la ricreazione. Sostiene la Barros: “Dobbiamo capire che i ragazzi hanno bisogno di una pausa, il cervello degli adulti può concentrarsi a prestare attenzione da 45 a 60 minuti , e nei bambini questo tempo è minore. Perché i bimbi siano in grado apprendere, hanno bisogno di una pausa per liberare la mente e  dare sfogo alla loro energia giocando e socializzando con i compagni”.
Continua la Dottoressa:“Se l’insegnante, un adulto , è stanco di stare dentro l’aula , potete immaginare come si deve sentire ad un bambino fra i 6 e i 10 anni?”
No, evidentemente smettiamo di immaginarlo, sennò si smetterebbe di  rincorrere l’ideale di una disciplina fondata prealentemente  sulle punizioni.