Quando ci scappa il pregiudizio e manco ce ne accorgiamo

logoC’è un piccolo episodio che mi riguarda (era il 1998) che non dimenticherò mai: alla fine dell’ultima lezione di italiano con la mia classe di studenti stranieri provenienti dalle più diverse parti del mondo, avevo fretta di andare via perché, oltre all’insegnamento, facevo anche la baby sitter e dovevo correre a prendere la bambina a scuola. Nella fretta di congedarmi dagli studenti, correre a prendere il motorino e raggiungere la scuola materna della piccola, avevo buttato lì la frase:
“Ciao a tutti, ci vediamo domani, ora scappo, devo andare a prendere la bambina che esce da scuola alle 16,30!!”
Era stato a quel punto che uno studente inglese, con il doppio dei miei anni, mi aveva chiesto: “Ah, hai una figlia?” E la mia risposta, automatica, era stata: “No, non sono mica sposata!!”
Di fronte a lui, molto più grande di me che mi guardava sorpreso e aggiungeva “Perché occorre essere sposati per avere dei figli?” Tutta la mia sicurezza di essere una 26enne emancipata, culturalmente aperta e senza pregiudizi mi si era sgretolata fra le mani.
Noooo, come avevo potuto pronunciare una frase tanto retrograda?

Semplicemente, nella distrazione della furia, i condizionamenti sociali ed educativi radicati nel mio subconscio avevano avuto la meglio sulla persona aperta e libera dagli stereotipi che avrei voluto essere e che invece avevo disatteso … 

Cuntala equal opportunities games – Giocare ed aprirsi alle altre realtà che ci circondano

La mia gaffe anni ’90 mi è tornata in mente non appena ho letto un passaggio della presentazione di Barbara Imbergamo al suo progetto Cuntala equal opportunities games; scrive Barbara a proposito dell’educazione del figli: “Ci sono una quantità di modelli che riproponiamo immutati attraverso i giochi oltre al modello di maschile e femminile, pensate alla famiglia – che è sempre eterosessuale fatta preferibilmente da 4 persone – ai personaggi e alle bambole che sono quasi completamente bianchi di pelle. I giochi non registrano quasi per nulla aspetti della realtà che pure ci sono.”

mare cuntalaE’ così che il gioco delle Cuntaline è entrato anche in casa nostra affiancandosi agli altri giochi. Per chi ancora non  lo conoscesse, si tratta di 44 carte che rappresentano animali e oggetti, ma anche personaggi come un sindaco donna di pelle nera, una muratrice bianca, un ostetrico, una musicista, un babbo che cucina e anche una famiglia composta da babbo + babbo + figlia. Le carte servono per inventare storie assurde e divertenti e io sono rimasta sbarlordita da quello che non esce dalla bocca dei bimbi tutte le volte che decidono di giocare fra loro o con gli amichetti alle carte Cuntaline (ma dove avranno sentito le cose che dicono? Beh, chiedetevelo, io lo sto continuando a fare). Le Cuntaline non hanno una funzione didascalica esplicitata, ma i bambini, avendo a che fare con rappresentazioni diverse della realtà, ne prendono atto e ci si confrontano e questo è già molto.

Adesso Barbara Imbergano ritorna con altri due progetti che mi piace segnalarvi

Terra Chiama Mamma il calendario di Natale

Terra Chiama Mamma il calendario di Natale

Uno è un libro-gioco ispirato al calendario dell’avvento, scritto e illustrato da  Ilaria Gradassi, illustratrice aretina. Noi lo abbiamo già ordinato e dal 1° dicembre troverà posto  accanto al classico calendario dell’avvento regalo annuale dei nonni, accompagnandoci nel percorso che conduce al 25 dicembre. Si chiama “Terra chiama Mamma” ed è un calendario che racconta la storia di Mina, una mamma astronauta sulla via del ritorno a casa dai suoi bambini per Natale.
È una storia laica che segue il percorso classico dei calendari dell’avvento che sono per la maggior parte caratterizzati da elementi natalizi. In questo calendario non c’è nemmeno un albero di natale (chi li ha mai visti nello spazio?), ma il senso dell’attesa è lo stesso, solo che stavolta si parla di una mamma esploratrice, che racconta di altri mondi e altre realtà. Nel suo viaggio verso casa Mina incontra alcuni personaggi speciali ed inusuali, come  un polipo innamorato di un uomo che sforna biscotti a forma di cuore. La storia è suddivisa in 24 finestrelle e ogni giorno si ha la possibilità di seguire il ritorno della mamma leggendo un pezzetto di storia.

Due! Il gioco dei ritagli

dueArriva anche Due! un gioco di ritagli e calamite adatto a tutti i bambini, costituito da due cartoncini rappresentanti uno scenario “tipicamente” femminile e uno tipicamente “maschile:  una famiglia in cucina e un cantiere. Se vi state chiedendo dove stia la novità nel proporre un cantiere e una famiglia, due scenari che conosciamo tutti molto bene, visto che fanno parte dei tanti giochi simbolici proposti e fatti dai bambini, la novità si trova proprio nel fatto che la famiglia è di pelle nera, mentre gli addetti al cantiere sono uomini, ma anche donne, di pelle bianca 🙂  Come sottolinea ancora Barbara, anche qui siamo di fronte ad un ennesimo stereotipo che viene infranto: “Si tratta di uno stereotipo fortissimo, pensate ai libri di scuola, le persone di pelle nera sono spesso rappresentate in immagini di lavoro o fatica e la famiglia bianca nelle feste di famiglia avvolta dall’affetto. DUE! rovescia gli stereotipi in tutti i sensi.”

Il calendario e il gioco di Due sono adesso in “tournée” sul territorio di Firenze e provincia e c’è la possibilità di conoscerli da vicino. Seguendo la pagina facebook di Cuntala equal opportunities games: https://www.facebook.com/equal.opportunities.games?fref=nf troverete l’indicazione degli appuntamenti in città … Un ultimo dettaglio, che mi sembra importantissimo e che lascio alle parole di Barbara Imbergamo:

” L’idea di fare impresa con un prodotto “buono”, immaginato, disegnato e stampato completamente in Italia è una sfida di cui sono particolarmente orgogliosa”. Hai ragione ad esserlo, Barbara.