come aiutare i bambini a organizzarsi con i compiti di natalePassati i giorni di Natale, arriva il momento di riprendere in mano le cartelle

Come aiutare i bambini a organizzarsi con i compiti di Natale

Il Natale è appena passato, passata l’euforia dell’attesa del 24, ricevuti i regali tra 24 e 25, Santo Stefano di riposo e il 27 dicembre c’è da fare i conti con la cartella che giace abbandonata da qualche parte in casa, recuperare il diario e capire come fare a organizzarsi nel miglior modo possibile, senza che il tutto diventi un incubo per famiglie e bambini.

Alcuni fortunati non hanno ricevuto compiti per le vacanze di Natale o forse qualche lavoro carino come redigere un diario dei giorni di festa, qualche gioco matematico, altri bambini sono stati sovraccaricati di compiti.

Troppi compiti durante le vacanze = che palle la scuola

Il rischio di riempire i bambini di compiti è che questi arrivino al punto di pensare che l’unica cosa negativa delle vacanze di Natale siano stati i compiti da fare e questo fa male proprio alla costruzione dell’amore per lo studio e la scuola, che ancora una volta viene percepita come qualcosa che “ti rovina la vita” (parole di mio figlio alle medie sbottando di getto dopo aver visto quanti compiti ha da fare).

E’ davvero giusto per assegnare il lavoro durante le vacanze? Alcuni insegnanti già sostengono di no e ne fanno una questione di principio, sostenendo che per gli studenti le vacanze sono un momento per stare con le proprie  famiglie in pausa dalla scuola.

Ma se i compiti ci sono e ritenete giusto che i bambini li portino a termine (c’è anche chi si rifiuta e poi ci tiene a pubblicare le sue rimostranze su facebook, ad esempio), gli esperti suggeriscono di organizzare un piano-compiti per determinare quanto tempo ci vorrà a completarli spalmandoli sui giorni a disposizione secondo routine ben strutturate. L’apprendimento è più efficace se è fatto in piccole dosi.

Fare i compiti con calma, senza drammi e sfuriate in famiglia percependoli se non come un piacere, come un compito che va portato a termine

Una grande parte del successo nel riuscire a fare i compiti senza drammi dipende dal comprendere nel profondo che ci sono alcune cose che semplicemente dobbiamo fare, che ci piaccia o no. E questo vale per i compiti a casa, anche durante le vacanze, così come il dover andare a lavorare, pulire la casa, fare commissioni, fare i tassisti per i nostri figli, ingoiare rospi più o meno amari.

Alcune strategie per gestire i compiti

1- E’ davvero molto utile, insieme al bambino, costruire un programma delle vacanze che descriva le routine giornaliere tenendo conto anche di un relativo spazio di tempo da dedicare ai compiti 52071482-kids-daily-activities

Dal momento della sveglia, al momento dell’andare a dormire, la giornata può essere visualizzata dal bambino in ogni momento, non tanto per dare l’ansia delle scadenze, quanto piuttosto per mostrare che nel corso di una giornata di vacanza in cui non si va a scuola c’è davvero tanto tempo per godersela e fare programmi divertenti, non sarà quella mezz’ora di compiti a rovinare tutto. Uno schema da leggere in positivo, come stimolo e incoraggiamento. E può essere costituito per i bambini dei primi anni delle elementari da sole immagini che potete stampare e spuntare una volta che l’azione sarà stata completata.

A questo link su immagini potete prendete quelle che preferite, ritagliarle e poi incollarle all’interno di una semplice tabella fatta con qualsiasi programma di scrittura o semplicemente a mano con righello e matita, in fondo c’è solo da costruire una griglia giornaliera che riporti il giorno della settimana e indichi con orari e tempi.

 

I vari momenti della giornata saranno dedicati al gioco all’aperto, al gioco con telefono o play station, alle attività in famiglia, alla visita dei parenti e anche ai  compiti delle vacanze.

Il programma deve essere esposto in un punto ben visibile della casa. Spesso i bambini,  anche se già sono alle elementari, non hanno il senso del tempo perfettamente appreso:  è nostro compito riportarli alla realtà servendoci anche di strumenti come una tabella giornaliera a cui si può ricorrere  non solo per ricordare che c’è da fare, ma anche per lodare, spuntando la casellina compiti, quando il bambini hanno terminato il loro dovere.

2- Se è possibile, meglio fare i compiti nelle ore del mattino

I compiti la mattina si fanno meglio, ma è anche vero che svegliarsi, fare colazione, e poi partire a bomba con: “prendi i compiti, fai i compiti, sbrigati, non perdere tempo …” è un modo per fare odiare questo momento.

Trovate un compromesso insieme ai bambini che potrebbe essere il fare colazione, passare 30 minuti di relax totale in cui si può fare quello che si vuole, e poi il mettersi a fare i compiti (il tempo sulla base dell’età dei bambini, non oltre 30 minuti per i bambini delle elementari) e poi a seguire altre routine che possono prevedere, se il carico è davvero tanto, anche un secondo round nelle ore del pomeriggio.n Secondo gli esperti è molto efficace scegliere la stessa ora ogni giorno da dedicare ai compiti, i bambini se l’aspettano e la sanno gestire meglio.

3- Dove fare i compiti? I genere si consiglia la cameretta, uno spazio privato e calmo, ma è una regola che vale per tutti?

Forse è così per molti, ma non per tutti. Io ho sempre fatto i compiti e studiato, fina dalle elementari e poi alle scuole superiori in cucina: andirivieni di mia mamma che faceva le faccende mi dava serenità e mi faceva sentire meno sola. Lo spazio dedicato ai compiti, quindi, purchè un luogo ordinato e senza interferenze moleste come il rombo della televisione a tutto spiano, può essere ovunque, questa è una decisione nella quale potete coinvolgere i vostri bambini senza imporla dall’alto.

Capisco che magari avete speso un sacco di soldi per arredare una cameretta da principessa o degna del Delfino di Francia, con scrivania posizionata dove la luce della stanza entra in modo perfetto e una sedia ergonomica che è la migliore sul mercato.

Magari quella scrivania è percepita come perfetta se c’è un amico con cui fare i compiti o come ripiano per montarci il lego, ma poi i compiti i vostri figlio potrebbero preferire farli in sala, sul tappeto, su un tavolino appoggiato chissà dove. Su questo potete venire incontro ai vostri bambini senza che dobbiate far valere per forza il principio: “fai i compiti in camera tua perché lo dico io!”

4- Utilizzare degli incentivi giornalieri

Così come sono assolutamente contraria a chi paga i figli in denaro o in regali quando fa bene i compiti o prende voti alti a scuola, sono convinta che un incentivo al proprio lavoro, se ben fatto, faccia piacere a tutti e se siete adulti che lavorano come dipendenti lo capite bene anche voi.

Comunicate al vostro bambino che ci saranno delle conseguenze positive quando avranno completato i compiti, come invitare un amichetto a giocare, fare un gioco tavola con il resto della famiglia, fare una passeggiata, andare al cinema …  Questo può essere evidenziato nel calendario delle routine delle vacanze che vi ho consigliato di fare e di appendere in un posto visibile.

Allo stesso modo, occorre essere chiari con il bambino circa le conseguenze per aver rifiutato di studiare o per aver fatto quella ventina di minuti di compiti fra capricci e scenate.

Le conseguenze negative devono sempre essere a breve termine e possono andare a rivedere la scaletta giornaliera che vi eravate previsti: “hai fatto i compiti sotto minaccia, dopo una serie infinita di capricci, per oggi salti la mezz’ora prevista di playstation.”

Sempre gli esperti consigliano di togliere i privilegi per non più di un giorno, perché il bambino si sentirà demoralizzato e non avrà nessun incentivo a fare bene per la volta successiva se vi impuntate con punizioni troppo lunghe.

Insomma, che i compiti ci piacciano o no, usiamoli come strategie per insegnare ai bambini che l’esistenza è fatta anche di doveri ai quali occorre attendere, abbiamo due vie per farlo, lamentandoci oppure dandoci da fare.

Sul tema dei compiti, vi sarà utile leggere questo post redatto dalla dottoressa Loredana Corda, pedagogista e mediatore familiare: