montagnaParlando di famiglia, una delle cose che gli amici spesso mi ricordano è il fatto che, prima di avere figli,  e averne 4,  sostenevo la scelta di non fare figli. Un cane sì, magari, e l’ho avuto, ma bambini no, tant’è che quando c’è stato da ristrutturare la casa, la seconda camera da letto è stata definita con accanimento  “studio” e mai è venuta fuori la parola “camerina”.

Poi è successo che una diagnosi medica sbagliata ha suggerito che  non potessi avere figli (ero già incinta, ma non lo sapevo) e lo sgomento provato è stato feroce, in quel momento avrei rubato il neonato di qualcun’altra, sarei corsa a Barcellona per una fecondazione assista a piedi, avrei fatto qualsiasi cosa per un figlio. Poi la vita prende una strana piega ed è arrivato il secondo bambino dopo 17 mesi dal primo, ed eravamo già in 4. Intanto era evidente che lo studio non solo era una camerina, ma anche di dimensioni non particolarmente confortevoli. E poi il pensiero del 3 figlio, il suo arrivo, la gioia e il dolore una gravidanza andata male prima ancora di poter fare dei progetti. 37 anni, quasi 38, e pensi che basta, hai avuto due bambini sani, la terza gravidanza non è andata bene, forse la vita ti sta dicendo qualcosa, sii contenta e vai avanti. Solo … ecco … facciamo un ultimo tentativo, se va bene ok, sennò vuol dire che doveva essere così, … e arrivano i gemelli. Lo sapevate che a dai 35 ai 40 le possibilità di avere una gravidanza gemellare aumentano? Una doppia ovulazione, entrambi ovuli fecondati e siamo in 6 con una macchina da 5 posti appena comprata e la solita, unica, camerina.

La nostra casa è stata ristrutturata, ripensata, stravolta e siamo stati fortunati ad avere un certo spazio da gestire che ci ha permesso di ripensare la casa trasformandola da un ambiente adatto ad una coppia amante dell’arredamento essenziale e minimal ad uno spazio multifunzione dove, ovunque l’altezza lo permettesse, abbiamo soppalcato.

Soppalco in camera nostra, così la nostra camera è vivibile e lo spazio calpestabile è diventato uno studio; soppalco in camera dei bambini: in alto dormono e lo spazio inferiore è un’area sgombra. Un tempo avevamo un ingresso, adesso è uno spogliatoio con cabine armadio. La lavanderia è diventata secondo bagno e fuori, in giardino, una casetta di legno ospita lavatrice e asciugatrice (non si può sopravvivere senza quest’oggetto, chi lo capisce è salvo).

Altro spazio ricavato dalla cantina, trasformata in altri ambienti vivibili e, grazie al cielo, un bel giardino, almeno quando il tempo lo permette i bimbi stanno fuori e possono scorrazzare.

A casa nostra l’organizzazione è tutto a partire dai calendari sul telefono che io e mio marito abbiamo sincronizzati per renderci conto degli impegni personali, delle scadenze di famiglia e degli impegni dei bambini.

Un quadernino pasticciatoquaderno mi segue ovunque: ci segno quello che manca dalla dispensa, le idee per il blog, appunti presi alle riunioni scolastiche, e tutto quello che mi potrebbe essere utile o mi passa per la testa, qualche pagina è anche lasciata alla creatività dei figli quando sono costretti ad aspettare con me da qualche parte, insomma una via di mezzo fra una to do list e un diario di viaggio.

I vestiti per la scuola si preparano la sera prima e si fa il check di grembiuli, calzini, elastici per capelli, merenda per la scuola, tutte cose che se scopriamo mancare o non essere pronte la mattina stessa creano il caos e gli inevitabili capricci, che poi ci sono lo stesso, ma almeno sono più contenuti.

Per quanto riguarda la spesa e l’organizzazione della casa ci penso io; prima pensavo che la soluzione migliore fosse fare grandi spese e programmare menù settimanali con grande precisione, poi ho sperimentato che questa non è la soluzione migliore: spesso i programmi saltano, ci sono imprevisti (marito che non torna a cena, invito a sorpresa  a cena dai nonni …) o semplicemente si cambia idea ed essere legati ad un menù troppo programmato diventa una schiavitù. Grandi spese comportano maggiori rischi di sprecare cibo e quindi io preferisco puntare su “programmini” nel breve periodo. Il venerdì penso alla spesa per il fine settimana che deve essere per forza più sostanziosa perché siamo tutti a casa pranzo e cena e ho anche più tempo per cucinare, poi navigo a vista di due giorni in due giorni facendo puntate da 15 minuti al giorno (se sono brava e c’è poca gente anche in 10) al supermercato o al mercato organizzando colazione /merenda e cena sulla base di quello che abbiamo da fare quel giorno.

Ho concentrato le attività sportive dei bambini su due giorni: lunedì e mercoledì. Non sto a raccontare quanto siano micidiali questi due pomeriggi: si comincia alle 16.45 prelevando i gemelli dalla scuola dell’infanzia e si rientra a casa la sera intorno alle 20.00. Io guido e guido, la macchina attrezzata con merende, bottiglie d’acqua, il mercoledì anche la cena e, lungo un percorso che è sempre lo stesso, scarico figli e poi torno a prenderli. I grandi non hanno bisogno di essere seguiti, i piccoli sì, quindi il giro finisce con la piscina dei gemellini e, alla fine del corso, ripartiamo a raccattare gli altri che provano (ho scritto provano) a farsi trovare pronti fuori dagli spogliatoi.

gemelli

Ci ho messo almeno un paio di giorni a studiare orari di piscine, judo e nuoto syncronizzato, ma alla fine sono riuscita a incastrare le lezioni e concentrarle su due giorni tenendo conto anche degli spostamenti. Questo sistema rende micidiali due giorni, è vero, ma ci da la possibilità di essere abbastanza liberi gli altri, per invitare amici o accettare inviti, fare musica o semplicemente oziare a casa dopo la scuola. Negli anni passati credevo che spalmare le attività su tutta la settimana fosse meno stancante e poi ho provato che invece non solo è stancante, ma nevrotizza me e i bimbi costringendoci sempre fuori casa e togliendo il piacere anche di godersi la casa, una lettura insieme, la merenda con calma, i giochi sul tappeto.

Faccio almeno due lavatrici al giorno e ho sviluppato una sorta di dipendenza dall’asciugatrice, se sono attenta e ritiro i panni ancora caldi, non serve stirare, basta ripiegare e riporre, quello che c’è da stirare lo faccio dopo cena, mentre mi guardo un film con mio marito.

Sull’ordine in casa siamo parecchio rigidi con i bambini, non nel senso che otteniamo subito quello che chiediamo, ma che li stressiamo per rimettere a posto i loro  giocattoli che teniamo rigorosamente suddivisi per genere in scatole Ikea poi sistemate nel loro armadio dei giochi. in una famiglia numerosa il casino va arginato, pena il soccombere e il vivere male tutti quanti, arrabbiandosi perché non si trovano le cose, incolpandosi a vicenda di giochi spariti, rotti, maltrattati, minacciandosi di non condividere più quello o quell’altro gioco. Tutte cose che regolarmente succedono, il punto non è riuscire a risolvere al 100%, ma mettere in atto strategie che permettano di contenere la situazione e riuscire a recuperare.

Dall’altra parte, però, a loro è permesso giocare con i miei vestiti e le mie scarpe, trasformare il divano di casa in barca, camion, fortino, rifugio, giocare nella mia camera da letto e giocare con telefono, tablet, computer per un tot di tempo.divani

Io mi ricordo perfettamente le cose che mi piaceva fare da piccola, travestirmi con le camicie da notte di mia madre facendo finta che fossero abiti da ballo era quello che preferivo su tutto e non voglio privare i miei figli  di questo divertimento però, pretendo che ne abbiamo rispetto e, alla fine del gioco, che li rimettano o si facciano aiutare a rimetterli a posto.

La nostra parola magica è “flessibilità”, se da una parte abbiamo schemi, calendari e regole, dall’altra teniamo sempre conto che, in una famiglia numerosa, tutto può saltare per mille motivi imprevisti e allora occorre essere flessibili, adattarsi e darsi una mano fra di noi o chiedere aiuto agli amici (meravigliose amiche mie!!) tenendosi pronti a ricambiare quando sarà necessario.

A volte, quando ripenso ai gemelli piccoli, alle giornate da sola in spiaggia con 4 figli, ai giorni di pioggia, quando prendere i bambini, portarli di qua e di la, correre con ombrelli, mantelline e pantaloni che si sono bagnati è difficile, penso: ma come ho fatto? Ho fatto, senza pensarci troppo, con qualche urlaccio e arrangiandomi alla meglio. Insomma, flessibilità e sicuramente un briciolo di incoscienza.